Ginocchio displasico protesizzato custom made da Link. Parla Bernardo Di Matteo

Il caso che abbiamo affrontato con l'intervento di protesi custom made è stato un caso particolarmente complesso. Si tratta di una signora di 42 anni, una signora comunque lavoratrice, quindi impegnata fisicamente, che però dalla nascita presenta un quadro di displasia poliepifisaria, che interessa diverse articolazioni, quindi con un interessamento delle articolazioni del gomito, delle anche, e soprattutto delle ginocchia. Il ginocchio di questa paziente è completamente sovvertito, nel senso che ci siamo trovati di fronte ad una paziente con un quadro di lussazione della tibia rispetto al femore, una lussazione ormai diventata cronica con un ginocchio francamente instabile e che l'aveva resa invalida, inabile di camminare.

La signora negli anni precedenti aveva anche subìto un precedente intervento di protesizzazione dell'anca sinistra con ottimo risultato clinico, ma attualmente la limitazione imputabile al ginocchio era tale da richiedere un trattamento chirurgico, ma non una protesi standard, perché ovviamente, considerata la taglia della paziente ed il grave quadro di displasia, non sarebbe stato possibile utilizzare alcuna protesi comunemente in commercio per trattare un caso del genere. Da qui la decisione, presa dal professor Marcacci, di utilizzare un impianto custom made realizzato dalla Link.  E, per di più, rivestito in PorEx, in quanto la paziente ha riferito una storia di allergia al nichel.

È stato necessario, al fine anche di poter disegnare l'impianto, procedere ad una tac dell'arto inferiore in toto, in modo tale da studiare le rotazioni reciproche e poter disegnare l'impianto protesico del ginocchio, in maniera tale da poter ottenere una riduzione dei cavi articolari, senza andare ad interferire con la protesi sopra-segmentaria all'anca sinistra. Durante l'intervento chirurgico abbiamo avuto la possibilità di utilizzare un modellino dell'anatomia della paziente che è stato stampato direttamente dalla ditta Link, per cui ci siamo trovati con una rappresentazione tridimensionale del ginocchio della signora sul tavolo operatorio, ancor prima di incidere con il bisturi la cute, per cui abbiamo potuto studiare prima di cominciare l'intervento l'anatomia, fare il punto della situazione sui tagli ossei necessari per impiantare la protesi custom made. Schematizzato questo approccio è stato poi riprodotto sul campo operatorio, quindi avevamo il vantaggio di una ricostruzione tridimensionale subito disponibile, ancor prima di decidere, e ovviamente erano a disposizione di strumentari dedicati.  Perché un impianto del genere non è solo la realizzazione della protesi che verrà poi impiantata, ma è anche la realizzazione degli strumenti dedicati per l'anatomia del paziente, quindi delle guide di taglio e delle raspe particolari che potessero adattarsi ai canali femorale e tibiale e della paziente.  

Il post-operatorio della paziente è stato soddisfacente da subito in realtà. La paziente è subito stata mobilizzata, si è subito messa in piedi concedendo un carico parziale progressivo, riferendo essa stessa una soddisfazione incredibile per avere recuperato soprattutto un arto stabile. Il problema principale di questa paziente era una grave instabilità del ginocchio che, dopo l'impianto della protesi custom made, è stata immediatamente corretta, per cui noi abbiamo visto camminare la paziente subito, soddisfatta, e con un dolore assolutamente ben controllato. Il gioco di squadra, quando si parla di medicina personalizzata, è fondamentale. Per cui io ricordo bene che la fase di progettazione dell'impianto custom made ci ha visto collaborare strettamente con ingegneri della Link, perché ovviamente è stato un progetto che ha richiesto due o tre revisioni in itinere, per raggiungere il disegno finale.

Sicuramente c'è stata da parte nostra alla fine una grandissima soddisfazione per il tipo di impianto che è venuto fuori, e anche perché la stessa paziente ci ha riferito di essersi rivolta, prima di raggiungere professor Marcacci, ad altri centri che avevano sostanzialmente, che le avevano sostanzialmente detto che non era un caso operabile, quindi l'avevano in qualche modo condannata all'invalidità. C'è da dire che la possibilità di realizzare questi impianti custom made, anche per casi di questa complessità, rappresenta il presente, perché in effetti l'impianto lo abbiamo posizionato, ma è il futuro, perché pazienti complessi possono contare su queste tecnologie, che si perfezioneranno ovviamente negli anni a venire, e potremmo e possiamo contare sull'espandere l'indicazione anche a dei casi che, fino a 10-15 anni fa, sarebbe stato molto, estremamente complesso, trattare. Al momento i feedback sono positivi da parte dei pazienti e anche da parte di altri colleghi che hanno utilizzato protesi personalizzate. È ovvio che, nell'ambito delle protesi personalizzate, ci sono tantissime strategie.

Relativamente alla stampa a 3D, siamo stati i primi a proporla, ma esistono altre forme di personalizzazione già tentate in passato. Io direi che, anche sentendo i colleghi che se ne sono occupati con noi di altri ospedali, di altre realtà, c'è grande interesse e grande entusiasmo verso questa tecnologia. È chiaro che dobbiamo aspettare dei risultati più a medio e lungo termine. Il professor Marcacci, che è stato da sempre il mio maestro, è una persona che ha una grande visione del futuro e quindi è una persona sempre aperta alle innovazioni, sempre aperta alle sperimentazioni, quindi, nonostante la sua grande esperienza pregressa, non dà nulla per scontato e queste sono manifestazioni di una volontà sempre di essere tesi all'innovazione, che poi in realtà non è nient'altro che il modo migliore per garantire ai nostri pazienti le migliori tecnologie e si spera i migliori risultati clinici, dopo i loro interventi chirurgici.