Il professor Umberto Tarantino ci parla dell'impatto del lockdown sull'ortopedia

La paura. Questo è il policlinico Tor Vergata a Roma

Qui hanno dedicato due piani esclusivamente al Covid 19, la paura di agire, la paura del contatto, ma anche la consapevolezza dell'essere medico e del dovere di curare.

La vocazione dell'aver scelto una professione in ambito medico. Come capo dipartimento dell'emergenza questa paura è stata superata dalla necessità, dalla consapevolezza di dover curare.

L'università, in tutta italia, ha dovuto costruire inevitabilmente un percorso, un percorso che desse la possibilità agli studenti di poter continuare una preparazione per esempio per quanto riguarda l'indirizzo medico. Da figure come me meno abituate al digitale, meno abituate ai video consulti, meno abituata a fare videoconferenze, ci siamo di un nuovo ributtati sulla conoscenza che potesse veramente, non dico risolvere il problema, assolutamente, ma tamponarlo. Addirittura noi, per quanto riguarda per esempio quella che è la formazione specialistica, abbiamo dovuto inevitabilmente rallentare quello che era l'accesso dello specializzando e favorendo per esempio una modalità didattica e sempre in videoconferenza.

Io sto scrivendo un articolo che comincia "Cosa è cambiato per il paziente fragile nell'era Covid, il paziente anziano, inesorabilmente un paziente fragile ha vissuto tre lockdown, lockdown istituzionale, un lockdown psicologico e la cosa altrettanto più importante un lockdown terapeutico, il soggetto con osteoporosi severa, cioè un soggetto che ha già subìto le fratture da fragilità, si è trovato improvvisamente in una condizione per cui non sapeva se, rispetto alle indicazioni fornite, camminare non poteva farlo, anzi, l'anziano doveva essere la persona che più doveva essere dentro casa. Dopodiché piani terapeutici che ovviamente terminavano, telefonate preoccupate dei pazienti "come devo fare a rinnovare il piano terapeutico per continuarmi a curare". E' stata una dura prova per il soggetto anziano poter pensare anche alla salute dell'osso. Il video-consulto sicuramente è uno strumento che noi potremmo sempre utilizzare. Nella idea di creare e le Fracture Liaison Service  una delle cose più importanti per esempio è un team che va a seguire il paziente.

Questo team è a partire dalle infermiere. Sentire di vedere il video un soggetto che per esempio non poteva e non può camminare, certamente il video-consulto è uno strumento che noi dovremmo adottare, è l'ospedale che va verso il paziente incominciando a curarlo anche da quando sta in casa. La ricerca ha avuto un momento di stasi, i dottorati di ricerca hanno avuto uno stop anche nel venire all'interno degli ambulatori. Oggi i miei dottorandi di ricerca stanno ritornando, stiamo cominciando a lavorare. "Stiamo cercando di dedicare tutti gli sforzi ovviamente a quella che è l'emergenza. Non operiamo più casi se non alcuni oncologici che sono più urgenti e che sono non differibili. Questa pandemia ha provocato una grave interruzione dei servizi ospedalieri, e di routine a livello globale gli ospedali per esempio hanno ridotto i cosiddetti interventi di chirurgia elettiva, un paziente che ha ormai un'impotenza funzionale, perché non cammina più, perché ha già una gravissima artrosi dell'anca. E' successo che si è trovato improvvisamente nell'impossibilità di portarsi avanti, di poter recuperare quella condizione di disagio che lo stava preoccupando, e attendeva con ansia per essere stato messo in lista operatoria di poter entrare in ospedale.

Abbiamo indirettamente provocato un danno a questi pazienti, e il recupero di quello che non abbiamo fatto sarà difficile anche mettendosi a lavorare alacremente, a poter recuperare
quella lista d'attesa che noi avevamo.

Un costo sociale ma anche un costo per il singolo cittadino che peraltro si è curato malamente, ha continuato ad assumere oppioidi, FANS, in attesa che appunto venisse chiamato, o venga chiamato ancora per l'intervento.