Il Viceministro della Salute ed il Presidente SIOT parlano di investimenti tecnologici e sanità
“Il passaggio del covid sull'Italia è stato, faccio riferimento a ciò che disse un giornalista, un importante giornalista, Pietrangelo Buttafuoco, qualche mese fa disse "come un pettine che è passato sull'Italia", bene si, è un pettine che è passato. I problemi che l'Italia aveva, anche nel senso dell'area nazionale, sollevando dei nodi, e ora bisogna sciogliere questi nodi o tagliare da dove bisogna tagliare, non parlo di economia, parlo di, dato che ci sono dei problemi vecchi, dei problemi che non hanno una soluzione immediata, forse bisogna ricominciare da capo non perdendo più tempo su quello. Uno dei problemi che ci siamo portati dal passato è sicuramente la riorganizzazione della rete ospedaliera. Secondo me, ma questo non l'ho detto solamente io, lo ha detto anche il ministro Speranza, il DM 70 dovrebbe essere sicuramente rivisto e sono stati gli investimenti, investimenti in tecnologia, investimenti non solo nella parte strutturale degli ospedali, ma anche nel riempire questi ospedali di tecnologia."
"Per tanti anni l'Italia è stata vista come un punto di riferimento da multinazionali, per la sperimentazione, per la capacità innovativa, noi siamo un popolo di creativi, e quindi di inventori e questo le multinazionali lo hanno sempre saputo, per cui sono venuti da noi a portare innovazione tecnologica in ambiti tecnici, ma anche in abiti di device e in ambito di percorso esistenziale."
"Nella tecnologia noi sappiamo quanto l'Italia sia avanti, purtroppo viene poco finanziata la ricerca, quindi tecnologia che esiste sul territorio nazionale ma spesso è poco utilizzata, spesso è poco acquistata. Come dice un medico che stava in ospedale fino a prima di questa mia carica "la tecnologia significa sicurezza, sicurezza per i nostri pazienti, sia sicurezza per i nostri operatori sanitari."
"Oggi non esiste più un'azienda che abbia piacere o desiderio di investire nella ricerca italiana, perché? Perché i nostri comitati etici prima di dare il permesso a una cosa del genere ci mettono anche due anni e quindi quando l'azienda si trova di fronte a un comitato così farraginoso, così complesso e così difficile da comprendere, beh, preferisce trovare delle strade che sono senza dubbio più brevi, soltanto perché ciò che oggi io voglio sperimentare deve essere fatto in poco tempo, perché dopodomani è già tardi."
"Bisogna poi formare le persone perché il vero patrimonio che ha l'Italia, lo abbiamo dimostrato in questo mese anche quando le risorse erano spesso scarse, è il patrimonio umano, formato. Non ci può essere un’ottima sanità se non vi è una formazione, e la formazione ha un costo, la formazione ha un costo ancor maggiore quando viene fatta insieme alla tecnologia. Nella ricerca ovviamente c'è tutta la tecnologia embrionale che poi diventerà quotidianità in futuro."
"E non può essere una pandemia che ci fa capire che siamo in ritardo, lo dobbiamo capire da subito, lo dovevamo capire prima, non può essere la pandemia che ci porta a dire "gli ospedali devono avere delle tecnologie avanzate", e questo, scusatemi la frase, ma è ridicolo, è ridicolo perché noi lo sapevamo, lo sapevano anche le istituzioni che hanno continuato a fare tagli sulle loro leggi di bilancio e questo non va bene."
"Con la tecnologia che consente oggi i nostri ospedali e le nostre strutture di fare qualcosa che qualche anno fa era impensabile, anzi io, insomma, facendo un po' il conto alla rovescia mancano 896 giorni alla fine di questa legislatura, perché tornerò a fare il chirurgo, e mi chiedo in questi tre anni che sono stato fuori cosa è cambiato e sarà cambiato tantissimo? Allora noi dobbiamo finanziare la ricerca, ora stiamo lavorando più al ministero, abbiamo parlato con Roberto Speranza la scorsa settimana e anche prima per cercare di ricavare più risorse proprio per il fondo destinato alla ricerca, i fondi destinati agli IRCCS, che sono ovviamente un patrimonio nazionale unico in Italia e quindi cercare di dedicare più fondi a, diciamo, alle strutture che fanno ricerca e al personale che fa ricerca."
"Oggi ci troviamo nel dire "Dobbiamo" ma quanto ci metteremo a rendere in realtà attuali i nostri ospedali, piccoli o grandi che esistano, quindi probabilmente pure questo sarà un percorso ad ostacoli che, con una consapevolezza di quelle che sono le nostre reali necessità della popolazione, potremmo vincere."